Se stasera da Carlotta Andrea mi facesse questa proposta, giuro che prima lo guarderei incredula e poi mi farei riformulare la domanda, della serie “scusa ho capito male”.

Eppure negli Stati Uniti non solo qualcuno ci ha pensato, ma lo ha pure realizzato addirittura con grande (e oserei aggiungere “incredibile”) successo ormai da qualche anno. Si chiama “draft cocktail”, cocktail alla spina. Sapete come fanno il Negroni? Parti uguali di gin Plymouth, Campari e un vermuth fatto con un blend di Punt e Mes e Cinzano), mixato in barilotti per soft drink. Viene servito on the rocks al bar attraverso un sistema utilizzato anche per il vino.

Al Tavernita, di Chicago, i consulenti Paul Tanguay e Tad Carducci, meglio noti come i Tippling Bros., hanno sviluppato un sistema di drink alla spina con 8 cocktail, oltre a birre, vini, sidri, soda e perfino vermouth. La motivazione? Servire i drink a una velocità incredibile perché la gente vuole i cocktail senza aspettare. La giustificazione? Se si usano ottimi ingredienti e poi si versa un drink delizioso, perché non farlo.

Si forse in America in locali tipo gli sports bar dove magari è solo la velocità e non la qualità di servizio che conta, questa cosa può anche funzionare. Ma da noi? Dando per scontato che gli ingredienti devono essere sempre di ottimo livello, mi dite dove va a finire il fascino della preparazione vis à vis? Per me il servizio e l’accoglienza sono fattori imprescindibili senza contare che probabilmente si rischierebbe anche di offuscare l’immagine e la professionalità del bartender con il conseguente appiattimento del livello di preparazione. Si fa in fretta a servire perchè non c’è niente da dosare o mescolare nel bicchiere: che dire, a prova di “imbranata” (come me).

Volete mettere la goduria di andare da Carlotta e chiedere ad Andrea un Negroni come solo sa fare lui, personalizzato con eccellenti materie prime assolutamente particolari e “non commerciali”, naturalmente servito in “tazza grande”?

Fonte: Web.